domenica 21 luglio 2019

Controdeduzioni: remusic.it e il correttore d'ambiente AP Design ELF Osmo

Con il precedente post abbiamo introdotto il contesto in cui miti e leggende sulla risonanza di Schumann si siano fatti strada dalla new age all'hi-fi.

Analizziamo criticamente la recensione pubblicata da remusic.it di un correttore d'ambiente commercializzato come AP Design ELF Osmo che si inserisce in questo filone. Il costo è di 525 euro.

Cos'è?
(remusic.it) fondamentalmente un generatore di Schumann
Che significa? Abbiamo spiegato che la definizione di generatore di Schumann è totalmente arbitraria, la mitologia costruita intorno al fenomeno (reale) della risonanza di Schumann non conserva infatti alcun legame con la geofisica.
(remusic.it) generatore di onde elettromagnetiche alla frequenza di 7,83 Hz
Anche di ciò ci permettiamo di dubitare. Impossibile generare un'onda elettromagnetica senza un sistema radiante di dimensioni paragonabili alla sua lunghezza d'onda. Difficile oltremodo simulare in un ambiente l'effetto di un'onda ELF senza un apparato più grande dell'ambiente stesso.
(remusic.it) accompagnate anche da una portante da 432 Hz
Iniziano i sospetti. Che c'entrano i 432 Hz, una frequenza importante in ambito musicale ma di certo non in ambito elettromagnetico? Il concetto di portante presuppone in genere una modulazione, peraltro... i dubbi aumentano.

Non sono come tutti gli altri sono sensibilissimo
Questo apparecchio non è il primo oggetto commercializzato come generatore di Schumann. È quindi necessario inventare qualcosa che lo distingua da ciò che venne prima...
(remusic.it) appare chiaro che, se è facile costruire un generatore di Schumann, dato che servono uno stampato con l’antenna e quattro componenti in croce, ben più difficile è farlo di potenza adeguata a un ambiente che non misuri 50 x 50 cm, che parrebbe essere il raggio d’azione della radiazione emessa dalle cineserie.
Non appare per nulla chiaro. Non appare per nulla chiaro perché le cineserie abbiano un raggio d'azione di 50 x 50 cm (perché in dimensioni piane e non volumetriche, peraltro?).  Non appare chiaro come sia possibile, ancora una volta, produrre un'onda ELF con una scatoletta.

Specifiche tecniche!
Saltiamo a pié pari la recensione degli aspetti soggettivi e andiamo a leggere le specifiche. L'emissione viene data in milliGauss (mG) quindi si tratta di un campo magnetico toroidale. L'elemento radiante sembra essere un solenoide da 100 mm. Sembrerebbe superfluo specificarlo ma pilotare una bobina con una corrente alternata a 7,83 Hz non produce un'onda elettromagnetica di tale frequenza. Produce - nella migliore delle ipotesi - un campo magnetico circoscritto ai dintorni del dispositivo, come per le cineserie in precedenza criticate!

In conclusione...
Comprensibile che il sito voglia promuovere i prodotti di un proprio collaboratore, criticabile che lo faccia con affermazioni che mischiano scienza e pseudoscienza. Speriamo di aver aiutato a fare chiarezza.

Scienza e pseudoscienza: la risonanza di Schumann

Scienza
La risonanza di Schumann è un fenomeno elettromagnetico prodotto dall'eccitazione, da parte delle scariche dei fulmini, di una risonanza elettromagnetica che si instaura tra la superficie terrestre e la ionosfera. Avente una lunghezza d'onda pari alla circonferenza della terra, la frequenza di questa risonanza è molto bassa 7,83 Hz, collocandosi nella porzione ELF (extremely low frequency) dello spettro EM.

Lo studio della risonanza Schumann risulta di particolare interesse per la geofisica.

Immaginare un'onda elettromagnetica di tali proporzioni è difficile, ma se prendiamo le dimensioni della nostra esperienza quotidiana, per esempio quelle di una stanza, è possibile immaginarla come la combinazione di un campo elettrico e di un campo magnetico (i) tra loro perpendicolari (ii) uniformi nello spazio (iii) variabili nel tempo. In altre parole non sembrerebbe per nulla un'onda, lo è solo se vista su una scala sufficientemente grande!

New Age
In virtù delle sue caratteristiche elusive e della sua nomea suggestiva, la risonanza di Schumann ha acquisito una certa popolarità negli ambienti new age. Ivi si sostiene, un po' in barba al principio di sovrapposizione, che l'inquinamento elettromagnetico moderno avrebbe perturbato l'equilibrio cui gli esseri viventi sono stati soggetti fin dalla notte dei tempi. La narrazione si spinge un po' più in là, avanzando analogie e interazioni tra la risonanza Schumann e le onde cerebrali.

Va chiarito che le caratteristiche del fenomeno sono tali da non essere intaccabili dall'attività antropica ordinaria, per quanto siano stati condotti esperimenti con grandi apparati sperimentali come HAARP. Difficile anche immaginare un effetto sugli organismi che, ad oggi, ne verrebbe perturbato.

Come buona parte delle credenze new age, anche questo si rivela niente meno che un espediente per commercializzare libri e prodotti di vario genere.

Risuonatore di Schumann?
Nella tipica narrazione dei fedeli, la funzione del risuonatore di Schumann è quella di ripristinare o potenziare l'onda di Schumann (presunta benefica) nell'ambiente domestico del suo utilizzatore. Vediamo perché questo non ha senso.

Il risuonatore non può essere un risuonatore. Il risuonatore naturale alla frequenza di Schumann è la cavità tra la terra e l'atmosfera, non esiste nulla di dimensioni domestiche che possa agire in modo analogo.

Il risuonatore non può riprodurre l'onda di Schumann. Come detto, la risonanza di Schumann sulle dimensioni di un ambiente domestico si manifesta come un campo elettromagnetico uniforme. Riprodurlo implicherebbe costruire un sistema di solenoidi e piastre grandi almeno quanto le pareti dell'ambiente da influenzare, e fornire loro adeguata alimentazione.

Dal momento che non esiste in pratica relazione tra l'oggetto e l'effettivo fenomeno elettromagnetico di interesse, ne consegue che la definizione di cosa sia un risuonatore di Schumann è del tutto arbitraria.

Hi-fi?
Il mito della risonanza di Schumann si è fatto strada anche tra quegli audiofili particolarmente inclini al c.d. fine tuning, con ulteriore proliferazione di narrative più o meno fantasiose. In un mondo fatto dall'uso e abuso di vocaboli quali segnali, onde, frequenze e armoniche, l'idea di un'onda dalle caratteristiche suggestive e misteriose fa facilmente presa.

Sorprende che gli audiofili, solitamente ossessionati dall'idea che i disturbi elettromagnetici possano interferire con il loro preziosissimo impianto, si dimostrino propensi a mettersi in casa un apparecchio atto a produrli deliberatamente.

Nei prossimi post analizzeremo le pieghe che questa narrativa ha preso in ambiente audiophile.


venerdì 19 luglio 2019

Controdeduzioni: Remusic.it e i cavi di alimentazione

La recensione su Remusic.it di un cavo di alimentazione da 740 euro di listino ha prontamente attirato la nostra attenzione. L'autore introduce l'articolo con un'ipotetica conversazione tra uno scettico e un pragmatico. In una sorta di inversione dei ruoli, qui lo scettico fa domande di buon senso alle quali il pragmatico risponde con equilibrismi più o meno teorici. Cerchiamo di dare allo scettico il diritto di replica che meriterebbe.

L'ultimo metro
Perché un cavo di alimentazione a valle di chilometri di linee elettriche dovrebbe fare differenza nelle prestazioni di un sistema elettroacustico?
(remusic.it) perché esso agisce da filtro, avendo ogni cavo conduttore una capacità, un’induttanza e una resistenza propria. Questi valori, seppure di modesta entità, sono in grado di modificare il suono che, ricordiamolo, è composto proprio dalla corrente che scorre nelle piste degli apparecchi.
Vero è che presentando un'induttanza in serie e una capacità in parallelo (vedasi circuito a costanti distribuite) un cavo è un filtro passa basso. Altrettanto vero, cosa su cui il pragmatico sorvola, è che è esattamente questo tipo di filtro che si adotta all'ingresso degli apparecchi. I valori tipici (L = 2 mH serie, C = 200 nF parallelo tra le due linee, C = 1 nF verso terra) sono tali da rendere trascurabile qualsivoglia contributo del cavo. Si potrebbe dimostrare, se non che le specifiche elettriche del cavo in esame non sono note. Si chiede quindi lo scettico: quale progettista doterebbe il proprio apparecchio di un filtro dalle caratteristiche sconosciute?

Il cavo non è il componente idoneo a filtrare le spurie. Dove ve ne è necessità, il progettista adotterà un filtro correttamente dimensionato.

Il primo watt

Il paragone con il primo watt di un amplificatore di potenza è chiaramente fuori luogo. Un sistema di altoparlanti è in grado di riprodurre, con una potenza applicata di un watt, un livello di pressione sonora (SPL) che tipicamente va dagli 80 ai 95 dB a un metro di distanza. Come dalle ben note relazioni tra potenza e pressione acustica, ogni raddoppio della prima equivale ad un aumento di 3 dB della seconda. Il primo watt quindi fornisce già un livello importante di pressione sonora, niente a che vedere con gli effetti, ancora soltanto presunti, di un debolissimo filtro.

Le vibrazioni
(remusic.it) il cavo vibra e questa frequenza produce armoniche – persino misurabili – che interferiscono anche con il segnale musicale, nonostante la presenza dei trasformatori, che vibrano anch’essi per lo stesso motivo e anche per altri.
Qui l'uso un po' liberale del vocabolario (tipico, va detto, del mondo audiofilo) rende difficile capire cosa il pragmatico affermi. Non si capisce se tali armoniche siano elettriche, elettromagnetiche o acustiche. Una vibrazione meccanica non ha in generale conseguenze elettriche (non scomodiamo la piezoelettricità, per cortesia). Non si capisce quindi quale segnale musicale ne possa essere affetto: parliamo di rumore ambientale o di segnali elettrici? Lo scettico rimane con i suoi dubbi. Ciò detto, se il vostro cavo fa rumore siete liberi di zittirlo come preferite...

Sapore di sale
(remusic.it) Per fare un esempio sulle interferenze del materiale isolante con il conduttore: il PVC col tempo rilascia gas che alterano il metallo, in genere rame, ossidandolo e cambiando così le sue proprietà conduttive, cosa che non fa il ben più costoso PTFE.
Da alcuni riferimenti sembra che il cloro contenuto PVC possa effettivamente legarsi al rame. Non è facile risalire aspetti quantitativi di questo processo, ne ai suoi effetti sull'effettiva qualità del conduttore. Non si sa invece come sia possibile, stando alle parole del pragmatico, che gli atomi di cloro nel PVC rilasciare molecole forma gassosa (Cl_2) e come questa possa causare ossidazione, avendo quest'ultima a che fare più con l'ossigeno. Ma le conoscenze di chimica dello scettico vanno poco oltre quelle del liceo, quindi toccherà rimanere con qualche dubbio.

In conclusione?
Niente di che. Speriamo di aver reso un po' di giustizia all'amico scettico, cui va la nostra solidarietà, e che queste considerazioni aiutino ad affrontare il resto della recensione con un po' di spirito critico in più.

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